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Non tutti gli economisti vedono l’euro debole

26 Dic 2011
Daniela F
Macroeconomia, Notizie

Da mesi si è scatenata una guerra delle valute, che ha portato tutti i Paesi a cercare di mantenere al livello più basso possibile le rispettive monete. Bisogna infine tenere presente che l’euro si è conquistato il ruolo di seconda moneta di riserva mondiale e quindi anche un Paese come la Cina non ha alcun interesse a disfarsene a piene mani.

Nonostante le perplessità sulla tenuta di Eurolandia, perché altrimenti la cassaforte di Pechino si impoverirebbe di colpo. La maggior parte delle grandi banche internazionali, come Merrill Lynch, Barclays Capital o Nomura, hanno elaborato scenari che prevedono la disintegrazione dell’euro, ma «Le probabilità che si verifichino scenari estremi di disgregazione dell’Unione monetaria è estremamente bassa, lo afferma con convinzione Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpaolo. Luigi Speranza, economista di Bnp Paribas, osserva che «sono analisi parziali, c’è un pessimismo eccessivo che non condividiamo, e una risposta arriverà dalla politica, nonostante i numerosi passi falsi compiuti dai leader europei.

Secondo lo strategist di una banca italiana, sono solo tre gli scenari che potrebbero portare la moneta unica a 1,10 dollari, ovvero ai livelli registrati durante il primo salvataggio della Grecia nel maggio del 2010. «Primo: un aumento significativo dell’avversione al rischio a livello globale. Secondo: una successione di dati macroeconomici negativi dalla Germania. Terzo: forti declassamenti dei rating sovrani di importanti Paesi Europei, ovvero Francia ed Italia.

Lo spread tra Btp-Bund si ostina a oscillare tra 450 e 500 punti base, nonostante la manovra salva-Italia sia ormai entrata nella fase operativa. Ma c’è chi comincia a vedere qualche piccolo segnale di speranza.

Secondo l’agenzia di rating Moody’s, per esempio, nel 2012 il pil crescerà dello 0,2%. Si tratta di una miniripresa, ma considerando che, secondo il Centro Studi di Confindustria, l‘Italia ormai è in recessione e la contrazione dell’economia potrebbe continuare per tutto il primo semestre dell’anno prossimo, la stima di Moods indica che nel secondo semestre ci sarà una buona crescita, ed il Paese non è destinato a cadere nella spirale della Grecia, che invece nel 2012 entrerà nel quinto anno consecutivo di recessione.

Confindustria, crisi, economia, intesa san paolo, italia, spread btp-bund



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