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A rischio 3000 posti di lavoro se non partisse la Tav

31 Mag 2011
Matteo A
Aziende e Lavoro

La Tav, l’alta velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione è un’opera strategica che da molti è considerata fondamentale per lo sviluppo economico futuro del nostro paese. Nel breve periodo infatti essa porterebbe circa 3000 posti di lavoro per i soli cantieri per la sua realizzazione, ma nel lungo periodo fornirebbe un collegamento del nord Italia con il resto dell’Europa, dato che è parte di un progetto più ampio: un corridoio ferroviario ad alta velocità da Lisbona a Kiev. Se a questo aggiungiamo che, dal punto di vista locale, faciliterebbe i commerci con la Francia, i benefici sulla carta sarebbero moltissimi.

Il popolo dei No-Tav non intende però lasciare che l’opera si compia, a giudizio di Mario Virano, presidente dell’Osservatorio e commissario straordinario in carica fino al 2013, perchè non sono chiari i benefici che porterà anche in valle: «Prendiamo il caso dei futuri cantieri della Tav: non sono previsti campi base, gli operai non vivranno nei container e non consumeranno i pasti nelle mense dei campi. Tutti i lavoratori saranno ospitati nelle strutture ricettive e alberghiere delle zone interessate ai lavori, con ricadute importanti».

Inoltre l’area a cavallo delle Alpi tra Italia e Francia interessata dal progetto è una delle più ricche d’Europa, con un Pil di 500 miliardi l’anno cioè simile a quello di Paesi con l’Olanda o la Turchia ed è popolata da 17 milioni di persone. Continua Virano: «Non è immaginabile che un’area di questo livello resti appesa, per quanto riguarda i collegamenti ferroviari, alla galleria di Cavour, cioè al tunnel del Frejus che risale al 1871. Quest’area ha bisogno di una dorsale di collegamento.»

 

 

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Cantieri, lavoro, Mario Virano, No Tav, Occupazione, Tav



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