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Le materie prime per i Bio carburanti si danno una regolata

06 Giu 2011
Daniela F
Macroeconomia

Poco tempo fa, il mercato ha visto i rincari di frumento e granturco principalmente dovuto alla domanda di cibi occidentali tra i nuovi ricchi cinesi e indiani, ma anche attribuito nel sentire comune soprattutto all’uso dei cereali come materia prima per produrre benzina all’alcol.

 Un prodotto alimentare ha dal punto di vista ambientale ha un impatto importante, soprattutto quando è una coltura che richiede moltissima acqua ed il ricorso ai fertilizzanti chimici.

L’esperienza mostra che è più vantaggioso usare il mais per produrre bioetanolo ma non bisognerebbe far crescere anche il prezzo del granturco alimentare. L’alcol per motori ottenuto dal mais ha un basso rendimento energetico del 20%, mentre invece l’uso della canna da zucchero coltivata nei paesi a clima tropicale, come il Brasile, non ha influenza sul prezzo dello zucchero e l’efficienza energetica del 95%.
Stessa valutazione per l’alcol per i motori ottenuto dalla canna da zucchero, costa tra i 30 ed i 45 dollari al barile, molto meno del prezzo attuale dell’olio.

Questa evoluzione degli eventi ha reso necessario un accordo internazionale per limitare l’impatto sulle coltivazioni per la creazione di Biocarburanti, ovvero di tutte le energie di origine vegetale che devono avere un impatto positivo per l’ambiente, ma soprattutto non devono creare problemi di disponibilità o di costo per le materie prime alimentari.
Per evitare la speculazione sul grano si è reso necessario un accordo internazionale, sia da parte dei paesi industrializzati, ma anche dei paesi in crescita che aderiscono alla Gbep, che è  un organismo del G8.

I parametri di sostenibilità tolgono ogni dubbio sull’uso di forme di energia di origine vegetale e aprono un mercato che prima era limitato ed a forte rischio di incentivi pubblici, un mercato che vede delle imprese italiane in prima fila, come la Fiat, che sta studiando motori progettati per funzionare con il biometano, o la Chemtex del gruppo Mossi&Ghisolfi, che vuole produrre benzina all’alcol ricavata da canna comune e residui agricoli, o ancora come l’Agroils di Firenze, da tre ingegneri neolaureati Giovanni Venturini Del Greco, Stefano Babbini e Federico Maria Grati per produrre gasolio vegetale partendo dalla giatrofa, una pianta africana non commestibile.

Le bioenergie rispettose dell’uomo e dell’ambiente perderanno incentivi e valore commerciale. Secondo Corrado Clini, presidente della Gbep del G8 i criteri di sostenibilità orienteranno nei prossimi mesi gli investimenti internazionali verso le produzioni a minore impatto ambientale, ma che non interferiscono con l’alimentazione.

Le grandi compagnie petrolifere, come per esempio l’Eni in Italia, stanno già selezionando progetti di crescita perché, in quanto secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’energia, visto che il petrolio è in esaurimento fra circa una trentina d’anni, un quarto della domanda mondiale di carburanti sarà soddisfatta dai bio-combustibili. Ci sono già 24 gli indicatori individuati, e l’approccio complessivamente si guardano insieme più fattori di sostenibilità, come per esempio le emissioni di gas serra, la biodiversità, il costo e la disponibilità alimentare al livello nazionale, l’accesso all’energia, lo sviluppo economico e la sicurezza energetica.

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agricoltura, economia, enel



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