L’offerta pubblica si concluderà il 30 novembre, quando si conoscerà il prezzo esatto a cui sarà fissata la quotazione in borsa del 25% di Sea, la società di gestione degli scali aeroportuali di Linate e Malpensa. Eppure, l’Ipo è oggi più a rischio che mai, dopo lo scontro che si sta palesando sempre più veemente tra il Comune di Milano e il fondo F2i, rispettivamente soci al 54% e al 29,75% di Sea.
Ieri, il fondo guidato da Vito Gamberale ha inviato una lettera al city manager del Comune di Milano, Davide Corritore, e per conoscenza alla Consob, in cui si esprimono dubbi severi sull’opportunità di quotare la società a qualsiasi condizione, specie dopo la pubblicazione dei dati negativi sul traffico passeggeri e sui tempi medi per la riscossione dei crediti.
In sostanza, F2i accusa Milano di volere l’Ipo a tutti i costi, anche potrebbe rappresentare un danno per la società o gli azionisti. Il pomo della discordia riguarda il prezzo di sbarco a Piazza Affari, che il cda ha fissato tra 3,2 e 4,3 euro per azione, per un valore complessivo di capitalizzazione compreso tra 906 milioni e 1,218 miliardi.
Peccato che F2i aveva acquistato lo scorso anno il 29,75% della società a 385 milioni, pari a una capitalizzazione totale di 1,3 miliardi. Ragion per cui Gamberale dovrà certamente svalutare a bilancio 2012 la sua quota, fino a una perdita complessiva di 150 milioni, nel caso Sea capitalizzasse intorno a 800 milioni.
La Consob si sta riservando il diritto di dirimere la diatriba, prima che avvenga la quotazione. Il timore del Comune è che la storia possa allontanare potenziali investitori, specie se già si nutrono dubbi sulla solidità della società e sull’opportunità di acquisirne parte del capitale.