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S & P e i downgrade…

07 Dic 2011
Daniela F
Analisi Tecnica, Macroeconomia

Un certo numero di giorni fa, Standard & Poor (S & P) ha preso la decisione di abbassare il rating degli Stati Uniti, scuotendo i mercati statunitensi e globali. Jack Bogle, il leggendario fondatore ed ex CEO di Vanguard Group, ha definito l’agenzia S & P “la banda che non può sparare dritto”. Alcuni analisti statunitensi hanno ricordato che è la stessa agenzia il cui “consiglio” è stato regolarmente liquidata come quasi risibile durante la debacle dei mutui subprime. All’epoca l’agenzia di S & P aveva “allegramente” valutato con la tripla-A il rating sulle obbligazioni ipotecarie garantite, contribuendo direttamente alla crisi del credito in tutto il mondo. Adesso qualche analista comincia a chiedersi se sia da dimenticare che “qualcuno” non abbia mai valutato il documento di base, o non lo abbia compreso…

Le agenzie di rating non fanno soldi dal declassamento dei paesi. Fanno i soldi dalla carta del rating emessa dalla società. E per questo, hanno bisogno di essere visibili. Ed i downgrade sembrano essere essenzialmente una lezione politica, visti i precedenti pasticci sui crediti. Adesso si aspettano tutta una serie di downgrade, quasi debbano coprire quello statunitnse. Il segretario del Tesoro Usa, Timothy Geithner, ha sostenuto che S & P abbia espresso “terribile giudizio” quando hanno tolto la tripla A agli Stati Uniti.

Le altre due agenzie di rating – Moody e Fitch-ICBA – hanno messo l’accento che una decisione sul declassamento del rating avrebbe dovuto essere posposta a dopo le elezioni del 2012. Con il nuovo tetto del debito statunitense e con una roadmap parziale che il Congresso americano ha impostato per iniziare affrontare il problema di bilancio, bisogna dare il tempo previsto per vedere cosa succederà.

E poi c’è il caos in corso sul contagio del debito sovrano in Europa. Questo è effettivamente il più pressante dei problemi, secondo gli analisti statunitensi, con la Banca Centrale Europea e la Banca Europea per gli Investimenti che, con una serie di istituzioni nazionali e commerciali, stanno cominciando nuovamente l’acquisto di debito sovrano della Grecia, dell’Italia, del Portogallo e della Spagna. Questi analisti sostengono che la risposta è il declino del mercato che viene definito oversold, ovvero è un mercato ipervenduto.

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