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Telefonica dice no a Sawiris: restiamo in Telecom

15 Nov 2012
Giuseppe T
Società Quotate Italia

Il direttore finanziario di Telefonica, Angel Vila, ha respinto senza tanti complimenti l’offerta del magnate egiziano Naguib Sawiris, a proposito di un aumento riservato di capitale da 2,5-3 miliardi in Telecom. Il manager spagnolo ha dichiarato da Barcellona che la compagnia da lui guidata resterebbe azionista stabile in Telecom Italia. Stesso atteggiamento di chiusura da Generali, mentre Intesa-SanPaolo, che in passato ha finanziato il “Faraone”, si è detta disponibile a trattare. Neutrale il giudizio di Mediobanca, disposta in teoria anche allo scioglimento di Telco, la holding che controlla il 22,4% della compagnia italiana e di cui Piazzetta Cuccia è azionista all’11,6%.

La chiusura degli spagnoli si spiega con il timore che dietro l’operazione vi sia il magnate messicano della telefonia, Carlos Slim, che proprio in Sud America ha avviato una campagna di sfondamento sul mercato, attraverso varie promozioni, mettendo Telefonica in difficoltà. E già l’uomo si è avvalso della mano di Sawiris per conquistare il mercato europeo, acquisendo il controllo dell’olandese Kpn e di Telekom Austria.

Fossati, azionista al 5% dell’ex monopolista, si è detto favorevole all’ingresso di nuovi soci, che possano portare a un aumento di valore societario, mentre i grossi azionisti in Telco valuterebbero positivamente un aumento di capitale rivolto al mercato e con diritto di opzione, non intravedendo alcun beneficio specifico nel riservarlo al solo Sawiris.

In realtà, pare che Telefonica, che tramite Telco controlla il 10% circa di Telecom, avrebbe valutato l’ipotesi di cedere il controllo, ma solo a un’istituzione finanziaria, lontana dall’ombra di un qualche competitor. Si fa il nome della Cdp, mentre al contempo si valuta il modello britannico dell’Open Reach, per separare la gestione della rete dal servizio, ma facendo rimanere in capo a Telecom il 100% della rete.

Ricordiamo che Telco ha iscritto a bilancio le azioni Telecom a 1,50 euro, quando esse ne valgono oggi meno della metà sul mercato, cosa che causerebbe ai soci grosse minusvalenze, in caso di vendita.

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