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Per le imprese italiane è meglio la Turchia della Cina: meno burocrazia e leggi più semplici

19 Set 2011
Matteo A
Aziende e Lavoro

L’economia italiana è votata all’esportazione e uno dei mercati verso i quali si deve cercare di ottimizzare la propria competitività è la Cina: la crescita esponenziale del paese asiatico attrae capitali e investimenti, ma a quanto pare c’è un altro paese con un economia in fase di decollo, geograficamente molto più vicino a noi, che presenta grandissime opportunità per le nostre aziende: si tratta della Turchia.

Il motivo è presto spiegato da Alberto Tacchella, ex presidente Ucimu, cioè dell’associazione dei costruttori di macchine utensili e robot: «Per noi la Turchia è storicamente importante, sia per la vicinanza geografica, sia per una forte presenza dell’industria automotive e del relativo indotto» e poi illustra come mai sia meglio della Cina:  «Per stare sul mercato cinese occorre essere in grado di districarsi attraverso burocrazia e leggi molto complesse in Turchia è più semplice».

L’immagine dipinta da Alfeo Bonato, responsabile per l’estero della Bausano & Figli, specializzata in macchinari per la lavorazione della plastica, è ancora più chiara e lampante: «La Turchia ricorda l’Italia del boom economico: c’è un fiorire di attività e di voglia di impresa, trovi manodopera a basso costo, ma anche tecnici e laureati estremamente preparati e capaci. Per l’economia del nostro Paese e dell’Europa, credo sia un errore frenare l’ingresso della Turchia nella Ue».

Ancora una volta però le aziende lamentano di essere sole in questa battaglia per la competitività in quel paese. Continua Bonato: «Ci muoviamo da soli mentre le imprese austriache o tedesche arrivano sempre accompagnate dai funzionari delle banche, che forniscono garanzie e facilitano gli accordi»

 

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Aziendeitaliane, Cina, Confronto, investimenti, Turchia



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